Berlusconi al WSJ: Uscire dalla crisi con pił Europa e non con meno Europa
L'intervista al Wall Street Journal del 18 giugno 2012
“Il governo Monti è nato con il nostro appoggio per fare una politica non di solo risanamento ma di crescita. Potrebbe ancora riuscirci. Il premier ha deciso misure importanti ma ha esagerato con le tasse ed è rimasto indietro sulla crescita, sui tagli alla spesa, sul mercato del lavoro, sulla riforma della giustizia. In democrazia qualsiasi governo si deve sottoporre alla verifica parlamentare”. Lo afferma il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, in un’intervista rilasciata al Wall Street Journal.
“Noi siamo pronti a mantenere il nostro appoggio a patto che il governo presenti in Parlamento provvedimenti che non siano contro il nostro programma e contro quello che, secondo noi, è l’interesse del Paese”.
“Per l’Italia non vedo alternative: deve portare avanti, subito, una politica di crescita basata sulle riforme strutturali, in particolare quelle della giustizia e del mercato del lavoro, e su liberalizzazioni, dismissioni, privatizzazioni, snellimento della pubblica amministrazione, tagli alla spesa. Ci vuole una rivoluzione culturale che ponga il merito al centro di qualsiasi selezione o reclutamento”.
Perché uno scenario di disgregazione dell’euro torni a essere impensabile occorre una sterzata in direzione opposta: l’unione politica. Il punto è: la vogliamo davvero? Io credo che dalla crisi si possa e, anzi, si debba uscire con più Europa e non con meno Europa. Inoltre, sappiamo con certezza quello che non vogliamo: un altro direttorio, il governo europeo nelle mani di pochi. In passato sono stato accusato di antieuropeismo perché mi opponevo al duopolio Germania-Francia. Se andiamo avanti con le politiche della signora Merkel, finiremo in una spirale di recessione sempre peggiore. È davvero la politica sbagliata. Sul ruolo della Bce, sono stato il primo a dire che bisognava adeguarlo a quello di qualsiasi istituto analogo. Oggi, chi è davvero europeista deve avere il coraggio di rompere con il passato e correggere questi errori. Da parte dell’Italia, bisogna non mostrare e non avere subordinazione o sudditanza psicologica nei confronti di alcuno dei nostri partner”.
Berlusconi elenca poi le priorità sul cammino delle riforme: “Innanzitutto cambiare la sua architettura istituzionale. Il governo ha come unico strumento per incidere sulla realtà il disegno di legge, che solo dopo 600 giorni esce dal Parlamento completamente modificato rispetto a come è entrato e, se non piace alla sinistra, viene impugnato da un Pubblico Ministero, portato davanti alla Corte Costituzionale che,