Le donne si proteggono così: le senatrici del Pdl in campo contro il femminicidio

Il disegno di legge promosso dalle senatrici del Pdl

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Presentato a palazzo Madama il Ddl promosso da Alessandra Mussolini e dalle altre senatrici azzurre. Introduce il reato come circostanza aggravante e prevede un aumento di pena da un terzo a metà

Mattanza. Strage. Emergenza nazionale e internazionale. E’ il fenomeno che negli ultimi mesi è finito sotto i riflettori delle cronache italiane e che è stato chiamato con un nome che in molti hanno definito troppo lungo, non bello, perfino cacofonico. Eppure nella sua immediatezza restituisce a tutti, oltre le diverse sensibilità, la natura del delitto: il femminicidio. Di questo, ma non solo, si è discusso questa mattina nella sala Nassirya del Senato della Repubblica, attorno a un coraggioso e determinato tavolo "presieduto" dalla senatrice del Pdl Alessandra Mussolini.

Che ha avuto il merito non soltanto di riunire, all’incontro con la stampa, altre autorevoli senatrici come Annamaria Bernini, Manuela Repetti, Anna Cinzia Bonfrisco, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Paola Pelino, Maria Rizzotti ed Eva Longo. Ma è stata determinata promotrice di un importante Disegno di legge, sottoscritto da tutte le senatrici azzurre (ma ci sono anche le firme dei senatori, per dare un segnale forte e significativo) che dovrebbe vedere presto l’iter parlamentare. Il testo introduce nel nostro codice penale il reato di femminicidio come "aggravante di una lunga serie di reati contro la persona, tale da creare sofferenze o danni fisici, morali, economici o tali da creare coercizione o privazione della libertà della vita, sia pubblica che privata".


"Per capirci - ha esordito la senatrice Mussolini - quel che introduciamo di fondamentale in questo Ddl è il reato di femminicidio come circostanza aggravante che prevede un aumento di pena da un terzo a metà, da aggiungere non solo al reato di omicidio ma anche ad altri reati come la violenza sessuale, le percosse e via così. Una risposta attesa dalle vittime e dalle loro famiglie, nel pieno rispetto dell’articolo 3 della nostra Costituzione secondo il quale tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". Ed è sulle condizioni sociali e culturali delle donne che interviene la senatrice Bernini: il femminicidio è "ormai un ’virus’ culturale del tessuto sociale che sta portando sempre più velocemente alla rovina delle donne. Per questo non è mai troppo tardi difendere il ruolo e la figura femminile in una comunità che ancora oggi non riconosce il femminicidio. Questo ddl - prosegue la Bernini - è un punto di partenza fondamentale, è lo start-up di un disegno più ampio da ancorare a iniziative giuridiche vincolanti.

L’aggravante introdotta nella proposta di legge è un passo importante perché produce, anticipandoli, gli effetti giuridici della Convenzione di Istanbul che purtroppo diverrà vincolante solo in seguito all’adesione degli ultimi cinque Stati mancanti. Resta il fatto che le linee guida tracciate dalla Convenzione e i principi del documento presentato oggi sono parte del percorso da intraprendere a tutela della donna", ha concluso Bernini. "Uomini e donne infatti possono davvero attuare un radicale cambiamento culturale" ha detto la senatrice Repetti. Che ha aggiunto: "Il femminicidio è un fenomeno che non si può combattere e vincere solo con un Ddl. L’aggravante che introduciamo è una giusta risposta all’ondata di violenza che sta travolgendo l’Italia e non solo. Ma occorre parallelamente essere protagonisti di un profondo cambiamento culturale, sociale, morale". Perché purtroppo "ormai assistiamo a un femminicidio ogni tre giorni" - ha ricordato la senatrice Bonfrisco - "E il dato più sconcertante è che nella maggior parte dei casi, le donne vittime di omicidio erano donne che avevano da tempo denunciato soprusi e violenze senza essere state ascoltate.

Il nostro Ddl rafforza gli strumenti per mettere in atto le procedure previste dalle leggi. Ma non basta. Bisogna fare di più per garantire risposte a una donna vittima di violenze prima che sia troppo tardi. Ecco perché tutti i capigruppo dei partiti al Senato hanno chiesto al presidente Grasso di istituire una Commissione d’inchiesta che si occupi del fenomeno". Alla senatrice Bonfrisco ha fatto eco la collega Alberti Casellati: "Questo ddl è un monito forte che corrisponde a un ’basta’ e fa da corollario alla Convenzione di Istanbul. L’87 per cento delle donne uccise avevano già subito violenze e chiesto aiuto precedentemente.

Ma senza trovare ascolto. Colpisce anche che un’alta percentuale delle donne vittime di femminicidio non fossero donne reiette, ma al contrario professionalmente affermate, colte e inserite pienamente nella vita sociale. Quasi che il femminicidio, per assurdo, sia il prodotto negativo dell’emancipazione femminile. Allora una legge da sola non basta, serve un’azione articolata, vasta, che comprenda però anche una decisa azione di potenziamento dei centri di ascolto a livello territoriale". Magari a partire dalla scuola, ha sottolineato la senatrice Pelino: "E’ quello il luogo primario per sensibilizzare ed educare giovani uomini e giovani donne prima di tutto alla parità di genere, poi al rispetto della persona e della legge. La speranza è che il Ddl, insieme con gli altri che verranno presentati, abbia un iter parlamentare veloce e lineare".

"Così come veloce dovrebbero essere i tempi della giustizia", ha sottolineato la senatrice Rizzotti, che all’incontro di oggi ha voluto lanciare due appelli: "Il primo alla stampa, ed è quello di veicolare meglio le notizie che trattano di femminicidi e violenza sulle donne". Il secondo, appunto, rivolto alla magistratura: "Vogliamo tempi certi per le sentenze. Perché bisogna fare giustizia per le vittime e ridare un senso di giustizia alle famiglie delle vittime". Ha concluso l’incontro la senatrice Longo, annunciando che "questo Ddl si inserisce in un progetto del Pdl molto più ampio, che a partire dalla tutela della donna arriverà anche alla tutela di quei bambini che vengono privati della loro mamma, e alla tutela dell’istituzione-famiglia. Per riuscirci - ha concluso - il prossimo passo sarà quello di calendarizzare presto il Ddl. Verso quello che vorremmo fosse il nuovo ordinamento familiare del nostro Paese".

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